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Nuovi aspetti della rosolia in Spagna: evidenza di un'epidemia nella popolazione latino-americana a Madrid, dicembre 2002-marzo 2003
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Citation style for this article: . Nuovi aspetti della rosolia in Spagna: evidenza di un'epidemia nella popolazione latino-americana a Madrid, dicembre 2002-marzo 2003. Euro Surveill. 2004;9(4):pii=463. https://doi.org/10.2807/esm.09.04.00463-it
Abstract
Nella maggior parte dell'Europa occidentale la copertura vaccinale contro la rosolia è alta. Tuttavia, prima dell'introduzione del vaccino in America Latina, la suscettibilità alla rosolia nelle donne in età fertile era del 10-25%. Nel 2002 in America Latina 41 paesi (93%) hanno adottato il vaccino contro la rosolia. La popolazione immigrata adulta in Spagna costituisce un gruppo di suscettibili. In febbraio 2003, il piano di eliminazione del morbillo dalla comunità ha rilevato un aumento di notifiche di rosolia in donne di origine latino-americana a Madrid. E' stato fatto uno studio descrittivo per caratterizzare l'epidemia, basandosi sui risultati di laboratorio e sul modo di trasmissione. La definizione di caso confermato era una persona che tra il 1 dicembre 2002 e il 31 marzo 2003 aveva presentato febbre o rash con IgM positivo, e che viveva a Madrid. E' stato calcolato il tasso di attacco secondario (TAS) per famiglia. In totale sono stati identificati 19 casi di rosolia, dei quali 15 sono stati confermati e 4 sono stati classificati come casi probabili. Quattordici casi (73,7%) erano donne in età fertile. L'età media era di 25,1 anni. Un caso è stato diagnosticato in una donna incinta, che ha poi interrotto la gravidanza volontariamente. Undici casi provenivano dall'Ecuador. Il tempo medio di residenza in Spagna era di 41 mesi. Nessun caso né i 54 contatti familiari (78,3%) era stato vaccinato contro la rosolia. Il TAS era del 9,1%. Lo studio ha messo in evidenza la diffusione della rosolia nella comunità latino-americana suscettibile, residente a Madrid. Gli interventi proposti sono stati un programma di vaccinazione rivolto alle immigrate, una campagna di educazione sanitaria per prevenire la rosolia congenita, e un programma di formazione professionale per gestire i casi.
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